E’ merito di Papa Giovanni Paolo II se oggi ricorre la giornata internazionale del malato.
Di tutti i malati. Di quelli che credono di poter guarire andando a Lourdes come di quelli che vorrebbero vedere il dott. Gregory House entrare dalla porta della loro stanza d’ospedale.
Ma nè la Madonna nè il dott. House potrebbero guarire questa nostra povera Italia, che è tanto malata che la giornata di oggi potremmo proporla come festività nazionale, direi magari in sostituzione della festa della Vittoria o delle forze armate, non mi ricordo bene, quella cade in novembre, insomma.
Adesso abbiamo questo scandalo fresco, fresco, con l’arresto nientepopodimeno che del Presidente del Consiglio Superiore dei lavori pubblici e le accuse rivolte a S. Guido Bertolaso. Quando ho sentito la notizia non ci potevo credere…
Ma come? Bertolaso sembrava una persona così linda e integra, una specie di Pompiere d’Italia sempre pronto a soccorrere le vittime di tutte le tragedie, perfino all’estero. In cuor mio spero proprio che alla fine almeno lui risulti innocente ed estraneo ai fatti.
Ma non è questo il punto.
Il punto, la parte più deprimente di questo scandalo, sono le contropartite. Il prezzo della corruzione. Cosa hanno ottenuto i corrotti dai loro corruttori, per speculare sulle tragedie e sulle emergenze nazionali.
Uno s’immagina vagonate di euro, magari recapitati nella classica valigetta piena di banconote da 500.
E invece no. Stando a quanto raccontava oggi La Repubblica, se fosse vero l’impianto accusatorio alcuni dei personaggi coinvolti si sarebbero davvero accontentati di poco. Riporto testuale, perché merita, le contropartite della corruzione:
utilizzo di due utenze cellulari (e meno male che non gli regalavano la ricarica da 20 euro)
messa a disposizione della moglie di una Fiat 500 (manco regalata, messa a disposizione e basta...)
fornitura di un divano e due poltrone (il tavolino basso era già fuori budget, per quello ci voleva almeno un maremoto)
prestazioni sessuali a pagamento (prestazioni sessuali gratis sarebbe stato più romantico)
Certo, poi c’era qualche Bmw, qualche soggiorno in albergo, ma si tratta tutto sommato di cose di poco conto, poco più lussuose di quello che questi stessi personaggi, alti funzionari statali, avrebbero potuto pagarsi da soli.
Avrei capito un mese alle Maldive o una villa in Sardegna, e invece c’era solo questo desiderio molto piccolo borghese del modesto lusso in più.
Questa voglia di fare i ricchi senza esserlo. Come quella tipa che al supermercato una volta ho visto comprarsi lo champagne con i buoni pasto. Lo champagne. Ma con i buoni pasto.
Perché il problema non sono i politici o i funzionari corrotti; è tutto un Paese che vuole l’albergo con la stella in più, l’Audi 4 invece dell’Audi 3, il Rolex invece del Longines, la borsa Luis Vuitton invece di un’onesta borsa da 100 euro, e per raggiungere questo mediocre obiettivo è disposto a fare sacrifici e perfino a vendere il proprio onore e la propria persona.
Davvero triste, sia per chi fa queste scelte che per il nostro Paese, che certe volte sembra davvero incurabile. Anche se andasse a Lourdes e la carrozzina la spingesse il dott. House.