Leggende

Il Sole sotterraneo – II

20140803-153335.jpg(segue dalla prima parte)

Per le persone che vivono nella Città il Sole sotterraneo è fonte di vita e di luce, il suo calore si accoppia con le gelide acque che scendono dall’alto, è il loro equilbrio, ma per chi per la prima volta incontra l’abisso di lava il naturale istinto è la fuga, e la fuga verso ciò che sembra più famigliare, verso i vicoli stretti e i muri di sale di quella Città impossibile.

La Città da vicino è più grande di quello che sembra, si divide in un dedalo infinito di piccole stradine e di edifici a più piani, dalle finestre si intravede la luce delle candele all’interno delle case, e nella persona più timorosa può sorgere la paura che gli abitanti di quel luogo siano mostri deformi, demoni o alieni pronti a uccidere forse  a divorare l’ignaro visitatore.

E’ allora che avviene l’incontro con gli abitanti della Città, perché sono loro, solo in quel momento, a mostrarsi.  Vedendo i loro sguardi spenti un esploratore attento capirebbe subito che si tratta dei discendenti di un popolo che da tempo immemore vive lì sotto, un’umanità che ha perso la capacità di vedere in un mondo illuminato per adattarsi al riflesso del Sole celeste portato dagli specchi meascolato al tenuo colore rossastro del Sole sotterraneo, un popolo che conosce solo un cielo di quarzo luminoso e che ha sviluppato i propri sensi per vivere in quell’ambiente.

Non parlano una lingua conosciuta, ma non sono ostili verso gli stranieri, è difficile comunicare ma hanno l’uso, comune a molti popoli, dell’accoglienza verso lo straniero; e tanto grande è il loro spirito di accoglienza, che a chi viene dal mondo esterno viene offerto non solo vitto e alloggio, ma anche un altro più dolce genere di conforto, l’abbraccio delle loro figlie nubili, proprio come raccontava Marco Polo nel Milione a proposito di alcuni popoli delle immense steppe asiatiche: un’antica tradizione che trae ragione dall’esigenza dei popoli più isolati di mescolare il proprio sangue a quello dei viaggiatori, ragione ancora più valida per il popolo della Città di Sale, nascosto sotto le montagne da un tempo così lungo che ne ha perso il ricorso.

Gli abitanti della Città accolgono senza ostilità chi arriva nella loro mondo anche perché non hanno timore che il loro segreto venga scoperto, perché non è facile arrivarci ma è quasi impossibile uscirne perchè, a parte un misterioso Passaggio, l’unica via possibile è un impetuoso torrente sotterraneo che scorre in direzione opposta alla via d’uscita.

Così avvenne decenni or sono, quando non un singolo viaggiatore ma una vera e propria spedizione raggiunse la Città.  E non la raggiunse per caso, ma perché la cercava, seguendo il filo di miti e leggende e spinto dalla disperazione dell’orrore che il componente più illustre di quella cupa comitiva aveva creato e che stava per inghiottirlo.

E’ per questo antefatto che in mezzo al linguaggio incomprensibile degli abitanti della Città risuona all’improvviso un famigliare linguaggio europeo.

(continua)