Mentre si avvicina la conclusione del mio anno di giornate mondiali, ecco un’altra giornata ambientalista, anzi la giornata ecologista per eccellenza.
Oggi infatti si celebra la giornata mondiale dell’ambiente, che viene dopo la giornata mondiale dell’ozono (16 settembre), la giornata per la prevenzione dello sfruttamento dell’ambiente in caso di guerra o conflitto armato (6 novembre), la giornata mondiale dell’orso polare (27 febbraio) e la giornata mondiale della Terra (22 aprile).
Non aspettatevi da me qualche bel discorso retorico su quanto sia bello e giusto rispettare l’ambiente e non inquinare. Uno dei motivi (oltre ad essere a corto di idee) per cui ho deciso di celebrare tutte le giornate mondiali dell’anno era proprio prendere in giro pomposità e retoriche caratteristiche di tutte queste date celebrative.
Voglio invece riflettere sulle cause del disastro ambientale della piattaforma petrolifera nel Golfo del Messico, e soprattutto sul meno considerato.
Diamo per assodato che una delle ragioni sia stato il comportamento dei dirigenti della BP e della società proprietaria della piattaforma (la Transocean), ma è sbagliato soffermarci solo sull’ansia da profitto che ha portato a sottovalutare i rischi e l’importanza delle misure di sicurezza.
No, una grave responsabilità è l’avere attirato una gran sfiga sull’operazione battezzando la piattaforma petrolifera con il nome di Deepwater Horizon.
Eh sì, perché come i più cinefili tra voi ricorderanno, il nome della piattaforma ricorda molto da vicino l’Event Horizon, l’astronave che nell’omonimo film (in italiano Punto di non ritorno, 1997, di P. Anderson con un grandissimo Sam Neill), finisce in una dimensione di puro caos e di puro male e ritorna portando con sé qualcosa di estremamente malvagio; e d’altronde da un posto così difficile che portasse con sé una maglietta e dei cioccolatini.
Insomma, a meno che l’obiettivo dei progettisti della Deepwater Horizon non fosse quello di trivellare fino all’Inferno (e data la profondità della trivellazione, qualche dubbio è lecito), non era preferibile scegliere un nome che portasse meno sfiga?
Che ne so, Forever Oil, Deepwater Curiosity, Pink Tortilla, cose così.
Speriamo che le società che si occuperanno delle trivellazioni nel mare Adriatico, intelligentemente autorizzate dall’attuale governo, siano più scaramantiche…