
Oggi è la giornata francese. Oggi è l’ultimo giorno. Non è l’ultimo giorno del mio tentativo di elaborazione del lutto da fine amore; anzi, d’ora in poi scrivere il diario della mia fine amore mi sarà ancora più utile.
Perché oggi è il nostro ultimo giorno di convivenza, da domani la nostra separazione sarà anche fisica.
Alla fine ci siamo arrivati.
La tristezza, la malinconia di tutto questo va d’accordo con una giornata francese.
Parliamo d’altro, allora (sennò altro che elaborazione del lutto); oggi ho fatto il bravo, ho rispettato la direttiva.
In testa un basco francese che mi aveva regalato lei, nell’ipod compilation francese, dalla dance di Ilona ai Noir Desir, passando per Yuyu. Non c’entrano niente gli uni con le altre, ma non prendetevela con me, prendetevela con il mio ipod.
A cena ho preparato le crepes, e durante il giorno ho riscattato la delusione della pita e sono riuscito a realizzare il pane, che comunque è (anche) molto francese. Stavolta ho seguito alla lettera la ricetta che ho trovato, ho rispettato i tempi della lievitazione e, voilà, alla fine dal forno è uscito un vero pane, che ho battezzato baguette, anche se non ci somiglia per niente. Cucinare mi riesce decisamente meglio che gestire i rapporti sentimentali.
La Francia era molto sua, c’eravamo stati due volte, Parigi, Costa Azzurra, e ogni volta era stato un sallasso economico. Sarebbe stato bello tornarci adesso, specie a Parigi, ma non succederà, non con lei. E con nessun altra sarà la stessa cosa.
Adieu
Au revoir